[GDR] Arrivo di Mylah

Giunse davanti al portone libera da armi o oggetti da guerra, con indosso solamente i propri vestiti e la propria coscienza, ormai ripulita dalla confessione.

Si guardò intorno ma non trovò alcuno con cui poter  parlare o farsi annunciare, alché bussò con forza su quella che doveva essere la porta d'ingresso all'Abbazia.

Miele Letizia Valmarana da Firenze, mio signore. Detta anche Mylah

rispose alla voce maschile proveniente da dietro la porta.

Riconobbe la voce di Mylah e rispose:

"Figliola, avrete fatto un lungo viaggio per giungere qui, ma prima di poter farvi entrare, dovreste riporre le armi nel deposito armi. Poi tornate pure qui."

Non porto con me nessun'arma, mio signore. Sapevo del divieto e le ho lasciate in consegna a coloro che mi han scortato lungo il viaggio.

Le parve di conoscere la voce dell'uomo ma non si sbilanciò nel pronunciarne il nome in quanto non si aspettava minimamente che quella persona frequentasse l'Abbazia.

Fu sopraffatta da tutte quelle indicazioni. Cercò di non mutare espressione e si limitò a sbattere le palpebre più velocemente del solito.
Alla domanda rispose semplicemente

Sì... Fratello... Leonardo Manfredi.

Seguitemi pure Mylah, adesso vi conduco nella vostra cella.