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Agiografia di San Benedetto

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Messaggio  Adhominem Mer Feb 08, 2012 5:04 pm

San Benedetto - Patrono dei Chierici e del Monachesimo
Agiografia di San Benedetto Saintbenoitqu3

Introduzione:

Benedetto da Pisa Iaolo, Ben per gli amici o San Benedetto per gli Aristotelici, fondatore dell' ordine benedettino ormai estinto e soprattutto ispiratore dello sviluppo monastico. È considerato come il Santo Patrono degli ordini religiosi Aristotelici e del monachesimo, ispirato dalla Tavola di Oane, redattore della regola di San Benedetto (madre di tutte le altre carte interne Aristoteliche) e dei 12 precetti che portano il suo nome destinati a portare un po' di civilizzazione nella vita della città.

Infanzia:

Il piccolo Ben nacque verso l'anno 480 in una famiglia di nobili romani. In preda ad una crisi esistenziale e respingendo il modo vita degenerato del suo ambiente, egli se interessò allo studio della logica d' Aristotele ed al misticismo di Christos.

A quel tempo una gran parte delle popolazioni rurali dei Regni d' occidente era la preda delle peggiori eterodossie. Il piccolo Ben incontrò un vecchio uomo, un eremita, in un mercato. Benedetto gli chiese perché vivesse così, diverso dagli altri, emarginato fra gli emarginati. Il vecchio uomo gli rispose con la risposta di Christos: "Discepoli! Vivete per gli altri anziché attendere che gli altri vivano per voi. Spetta alla città accogliere gli emarginati, e non agli emarginati aiutare la città.“

L'eremita gli insegnò che la morale che apre a Dio deve essere trasmessa agli uomini uniti nella stessa città. Per guidarli, occorre la ragione. Questa viene con l'istruzione seguendo i saggi, gli uomini e donne maturi, che sono avanzate sulla strada della Verità. Così può emergere la morale che apre a Dio e dà la pace. Si misero a parlare, discutere. Il loro scambio di idee durò tre giorni e tre notti, ma non se ne curarono, continuarono così e finirono per addormentarsi…

Quando si destò, Benedetto era solo, l'eremita era scomparso. La sua voce risuonava ancora in lui in una frase che restò impressa fino alle sue ultime stille di vita: " una causa finale è un'intelligenza pura, un divinità. Se si risale l'ordine delle cause e degli effetti, non si trova che una sola causa finale. Dunque Dio è unico… Di Dio non ve n’è che uno, questo motore immobile del mondo, questa volontà perfetta che è la fonte di tutta la sostanza, di tutti i movimenti. Dio è la finalità cosmica dell’universo.". Benedetto cadde in ginocchio, colpito dall'intensità della rivelazione che si faceva strada in lui. Benedetto rinnegò i falsi dei dei mondi oscuri tanto venne illuminato dalla luce della Rivelazione.


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Messaggio  Adhominem Mer Feb 08, 2012 5:04 pm

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Vocazione:

Ben chiese l'autorizzazione di partire ai suoi genitori. Dinanzi alla sua risolutezza, suo padre poté soltanto piegarsi alla sua decisione, gli affidò una borsa gonfia e Benedetto se ne andò. Frequentò i dotti Aristotelici, si prestò al loro gioco di riflessione. Egli lesse tutti i libri che gli affidavano i suoi maestri. Lo spingevano a seguire la via della religione, ma non si sentiva pronto.

Scoprì con emozione la Ragione, il logos ma anche la Città e lo spirito della Città. All’età di 21 anni, partì nuovamente e raggiunse la Gallia, terra ancora selvaggia per gran parte del suo territorio. Voleva essere solo di fronte alla creazione, diventare saggio attraverso l'osservazione della grande opera divina.

Si costruì un rifugio su una montagna circondata da foreste. Imparò a vivere lontano dagli uomini e si mise a meditare sull'insegnamento ricevuto, apprendendo dagli animali e da sé stesso, confrontandosi con un ambiente estraneo. Il suo nutrimento si componevano di pesci che pescava in un lago d'acqua pura e di alcune verdure e frutta selvatica che raccoglieva. La sua intelligenza ed il suo carisma, sviluppato grazie a questi cibi sani, raggiunsero un alto livello di sviluppo. Gli animali selvatici lo lasciavano passare fra loro, i più deboli senza spaventarsi, i più forti senza attaccarlo. Il suo corpo si sentiva interamente in armonia con la natura ma il suo cuore d' animale sociale avvertiva spesso la solitudine la sera all'angolo del fuoco.

La sua intelligenza divenne acuta, il suo pensiero diventò completamente Aristotelico contemporaneamente al suo cuore. La Ragione era in lui. In 9 anni, scoprì l'assenza degli uomini, riflettè sui loro vizi sui loro difetti, meditò sulla loro bellezza e le loro virtù. Fece allora l'esperienza profonda della Morale che sola potè guidarlo, condurlo a restare uomo secondo la Ragione. Ebbe l'esperienza intima del legame tra l'Uomo, la Ragione e la Morale. “Tutto è questione di proporzioni e di ritmi armoniosi”. Comprese allora l'insegnamento di Christos “La fede porta la verità. Ma per comprenderla, occorre usare la ragione.” Prese coscienza della bellezza del mondo, della bellezza dell'Uomo, il suo animo privato di tutti gli artefatti percepì che La bellezza sensibile è un'immagine della bellezza eterna che l' anima ha da sempre già contemplato. La sua conoscenza della morale, della ragione e delle virtù se era molto sviluppata ma in modo troppo teorico e Ben sentiva sempre più la necessità di passare alla pratica.

Una notte, fece un sogno strano: una ruota girava in un cielo porpora, su queste sbarre sedevano dei demoni forniti di fruste con cui colpivano la schiena di buoi. I loro occhi erano velati, su ogni velo appariva il nome di un vizio: lussuria, avarizia, orgoglio…. La ruota era mo9ssa dall’avanzare di questi buoi legati ad essa. Questi buoi marciavano, marciavano incessantemente, girando in tondo in un movimento che faceva girare la ruota. Su ogni bue era segnato un nome, uno di loro portava quello di Benedetto. Ciascuno di loro era isolato, non vedeva null’altro che questo cielo porpora attraverso il suo velo. Allora seppe, l' uomo saggio deve partecipare alla vita della città dove deve portare i frutti della sua sapienza. Appena fu desto, Benedetto si avviò. Preparò i suoi poveri beni e andò nelle città degli uomini.

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Messaggio  Adhominem Mer Feb 08, 2012 5:05 pm

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Mondo:

Benedetto si stabilì nelle piazze pubbliche, le piazze del mercato, e si mise a predicare. Raccontò alle donne, agli uomini ed ai bambini presenti le virtù, la natura ed il suo insegnamento, la bellezza profonda dell'uomo. Il suo messaggio era semplice, era quello di Christos: "Se per voi la vita non ha senso, allora amate la vita più del senso della vita. Non aspettate di morire per capire che passate la vostra vita accanto alla vita. Ricordatevi: Non siamo nati soltanto per morire, siamo nati per vivere.”. Diceva loro anche che l' Essere Divino è onnipotente è l’essenza delle cose è nelle cose stesse, e da loro la forma. La forma ideale è la città perché l'uomo istruito possa raggiungere la felicità.

Si prendevano gioco di lui, alcuni gettandogli anche pietre. La milizia lo fermava a volte, bastonandolo e conducendolo alle porte della città. Tuttavia, continuò la sua opera. Alcuni, di ogni età, lo seguivano, di villaggio in villaggio, di città in città. Benedetto scoprì allora le difficoltà dell'insegnamento. Quest'uomini e queste donne che lo seguivano ascoltavano la sua parola, alcuni eseguendo i compiti necessari perché tutti vivessero. Fare capire che le cose sono copie delle idee, che occorre dunque sempre operare sulle cose perché l'idea sia più puramente espressa. Vide allora che il suo insegnamento portava i suoi frutti con quelli che effettuavano uno sforzo e lavoravano per tutti.
Lo impose a ciascuno. Alcuni si allontanarono da lui, lo lasciarono. Tutti gli altri formarono allora la comunità errante. I più agili si misero anche a predicarli.

I passi della Comunità li condussero in Borgogna, terra barbara e pagana che si apriva poco a poco alla civilizzazione aristotelica. I villaggi li riceverono con rispetto, un legame intangibile si tesseva. La folla si assiepava al suo arrivo, lo ascoltava con amore e comprensione. Dinanzi all'afflusso di burgundi che seguivano il suo insegnamento, la principessa Clotilde, futura sposa di Clodoveo, re dei Franchi, lo fece venire al palazzo dei re burgundi.

Benedetto e Clotilde provarono un amore intenso l’uno per l'altro. Tuttavia non vi soccomberono affatto. Benedetto seppe fargli seguire le vie della sua predicazione, Clotilde riuscì a convincere suo padre ad ascoltare a sua volta. Lo mise alla prova dei suoi sacerdoti dinanzi all'assemblea dei burgundi nobili. Per una settimana, discussero, per una settimana Benedetto fece fronte e smontò uno a uno i valori pagani di questi. L'assemblea aristocratica era agitata, i sacerdoti fornivano loro aiuto per il potere sugli uomini. Benedetto comprese allora il detto di Christos e lo pronunciò con voce stentorea, alta e forte, in modo ceh tutti sentissero: "Non c’è nobiltà che nell’anima, ed è nel vostro cuore che dovete essere nobili. Ma sappiate che anche così, sarete vulnerabili, poiché la nobiltà è spesso offesa dalla meschinità.”

I burgundi nobili compresero il suo messaggio, lo applaudirono allora, cacciarono la falsa religione e chiesero che il loro re gli parlasse faccia a faccia. Per tre giorni, il re e Benedetto conversarono e Benedetto conquistò il cuore e lo spirito di quest'uomo indomabile. Si convertì all’Aristotelismo e tutti i Burgundi a seguito del loro re, felici che avesse capito il messaggio del santo uomo. Il re apprese da lui che solo l'onore permette di evitare le meschinità. E Benedetto apprese così l'interesse del potere degli uomini sugli uomini, di questi capi rispettati che conducono il loro popolo incontro al futuro. Seppe che è anche a loro occorre rivolgersi perché la ragione sia fra tutti gli uomini. Ben disse allora sull'argomento in una lettera ad un amico: " La vita della città può svolgersi soltanto nell' ordine stabilito. La sola grazia, da cui il sovrano prende la sua legittimità, deriva da un ordine voluto dal Divino. Contestare l' ordine stabilito porta ad affondare nella tentazione del caos e della creatura senza nome. Guai a quel sovrano che dimentica la nostra autorità canonica e si allontana dai nostri insegnamenti dogmatici."

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Messaggio  Adhominem Mer Feb 08, 2012 5:05 pm

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Tavola e leggi:

Il re assegnò a Benedetto una terra a Cluny perché potesse installarvi la sua Comunità. La Comunità prese lo slancio. Gli edifici furono costruiti, i monaci riuniti in un luogo dove ciascuno poteva trovare la saggezza. A fondamento di questo primo monastero, stabilì una vita fortemente regolare: nessun monaco ebbe più la licenza, come prima, di deviare del cammino della vita santa allontanandosi a destra o a sinistra. Per la collera, i fratelli persero la testa. Cercarono il mezzo per farlo morire. Con la sua preghiera potente e con le sue benedizioni, Benedetto rivelò ogni intrigo machiavellico, e tentò di smascherare gli attacchi dell'antico nemico. Ben si pose dunque la questione delle regole morali ideali per organizzare la città ed una comunità monastica.

Seguendo il consiglio di Christos: “Se si rifiutano di accogliervi ed ascoltare le vostre parole, uscite da questa casa o da questa città scuotendo la polvere dei vostri piedi”, Benedetto lasciò il monastero e ritornò a stabilirsi sulle alture di Monte Cassino, antico e alto luogo eterodosso. L'uomo di Dio subito dopo il suo arrivo distrusse l' idolo, rovesciò l’altare. Il senza-nome si scatenò ed utilizzò gli artifici i più diversi per ostacolare la costruzione del monastero… Nel momento peggiore ed in preda al disperazione, Dio dette una spintarella alla sua impresa e San Benedetto fece un sogno strano: " … Al centro di un'oasi si ergeva una stele sulla quale era fissata la Tavola d' Oane, la famosa tavola con i comandamenti di Dio. Qella Pietra che era stata incisa dalle dita del Creatore ed affidata alla prima comunità perché non dimenticasse mai che al di là dell' Amore siamo legati alla legge della Creazione. Quella pietra, che tuttavia era scomparsa con la città, era là, intatta. Nel suo viaggio onirico, vide un uomo invitarlo ad avvicinarsi, sembrava vecchio e portava la barba…. Somigliava ai vecchi ritratti di Aristotele, ma avrebbe potuto essere Christos o lo stesso Oane. L'uomo raccolse della sabbia, ma poteva essere del sale… Una donna che porta una brocca si avvicinò a lui e l'uomo versò la sabbia nella brocca. La donna si diresse allora verso la stèle e versò il contenuto della brocca sulla pietra… non era una sabbia, né del sale, né nulla che conoscesse… Si sarebbe detto che un arcobaleno si riversava sulla pietra ed essa iniziò ad irradiare mille fuochi. La tavola splendeva ma senza abbagliarlo, e le parole benché scritte in una lingua che ormai l'uomo non sapeva più leggere, gli sembravano familiari. Ben s’intrattenne lungamente con la coppia, dissero che rappresentavano allo stesso tempo ciò che fu e ciò che sarà, gli spiegarono che la tavola era stata conservata, ma nascosta dalla vista degli uomini poiché non erano ancora pronti per osservarla, ma che lui Benedetto da Pisa Iaolo avrebbe potuto tradurre un testo che Aristotele aveva riportato dopo avere scoperto e decifrato la pietra. Gli mostrarono dove questo testo era stato nascosto e dimenticato… "

E la mattina svegliandosi, seppe dove andare… un luogo molto vicino: una cripta mortuaria in una grotta ben nascosta alla base di Monte Cassino. Ben vi trovò, come il suo sogno gli aveva mostrato, una busta di cuoio sigillata che contenente molti rotoli di antiche pergamene in cattivo stato. Aristotele li aveva redatti rispettando lo stile greco-alessandrino in vigore alla sua epoca e la traduzione fu lunga e laboriosa. Forte della sua conoscenza indiretta della Legge Divina donatagli dalla Tavola d' Oane Ben redasse nel suo scriptorum 12 precetti, allo scopo d'inquadrare un minimo i costumi rilassati nella città, e la famosa regola monastica, che ormai portano entrambe il suo nome.
Benedetto sviluppò il suo messaggio d' ordine e di pace, solo garante di una comunità di uomini e di donne votati alla verità e all’insegnamento della verità.

Quest'esperienza trasformò la sua vita e gli dette l' ispirazione necessaria per continuare la sua opera. Il nuovo edificio che stava creando fu un’esplosione più che una costruzione. Uomini silenziosi apparivano nella campagna o nella foresta, scavando, dissodando, costruendo. Altri uomini silenziosi, che non si vedevano nemmeno, sedevano nel chiostro gelato, affaticando i loro occhi e tendendo il loro spirito, penosamente occupati a copiare e ricopiare i manoscritti che avevano salvato. Nessuno contestava o rinunciava, nessuno attirava l' attenzione su quello che faceva ma, poco a poco, il bosco paludoso diventava un eremo, una casa religiosa, un'azienda agricola, un'abbazia, un seminario, una scuola, una città. Strade, ponti la collegavano con altre abbazie e altre città che erano cresciute nello stesso modo.

La comunità benedettina fu così fondata. Il lavoro è l'asse che permette alla ragione di svilupparsi per la soddisfazione di tutti. La vite è il principale dei lavori manuali, poiché come diceva Benedetto: “è il sangue della terra, regalo del nostro Signore agli uomini. Con questo sangue, facciamo fruttificare la casa degli uomini per la gloria di Dio” Ciascuno aveva il suo posto, poteva cambiarlo. Là ricercavano la bellezza nel lavoro poiché la bellezza sensibile è un'immagine della bellezza eterna che l'anima ha da sempre già contemplato e scoprivano le proporzioni, le misure ed i ritmi armoniosi che permettono la sua manifestazione. Benedetto seguiva in ciò i principi di Aristotele, l'essenza delle cose è nelle cose-stesse, e dà loro la forma. Benedetto non dimenticò affatto l'istruzione degli uomini: sacerdoti in ogni villaggio, vescovi per condurli, alcuni monaci che viaggiavano incessantemente per sostenere e fare loro condividere la saggezza. A quelli che proteggevano la comunità era riservata la parte della carne perché potessero essere forti. A quelli che predicavano presso i burgundi erano dati prioritariamente i frutti e le verdure perché il loro carisma si sviluppasse al massimo; il pesce per quelli che restavano all'abbazia, che lavorano sulle cause prime e sull’essere, la loro intelligenza doveva essere la più viva, come dice Aristotele,: “Perché il bene ultimo risiede nel divino, senza dubbio, e per identificare il bene, basta dunque mirare all'analisi dell’essenza del divino. Essendo la sostanza dell'Onnipotente chiarezza pura e perfetta, il bene può essere soltanto perfezione della sostanza, e dunque della natura di una cosa.”

Un abate per dirigere la comunità, un consiglio sostenerlo ed assistere i monaci in piccoli gruppi, trovando ciascuno una guida sempre presente. La Borgogna divenne una grande terra di religione aristotelica.


I 12 precetti di San Benedetto:
1) Un solo Dio adorerai ed amerai perfettamente.
2) Rispetterai il Suo santo nome, rifuggirai la blasfemia ed i falsi giuramenti.
3) Osserverai il giorno del Signore, servendo Dio devotamente.
4) Onorerai tuo padre e tua madre, parimenti i tuoi superiori.
5) Eviterai omicidio e scandalo, egualmente odio e rabbia.
6) Osserverai accuratamente la purezza, nei tuoi atti.
7) Non prenderai i beni altrui, né li tratterrai ingiustamente.
8 ) Bandirai la maldicenza, ed egualmente la menzogna.
9) Veglierai per restare totalmente puro nei pensieri e desideri.
10) Non ambirai ad ottenere disonestamente i beni altrui.
11) Fede e ragione insieme ti guideranno.
12) Loderai solo Aristotele e Christos, evitando i falsi profeti.

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Messaggio  Adhominem Mer Feb 08, 2012 5:05 pm

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Allegato all’agiografia: Regola di San Benedetto
Madre di tutte le altre carte interne aristoteliche

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Messaggio  Adhominem Mer Feb 08, 2012 5:06 pm

Riassunto dell'agiografia

Agiografia di San Benedetto Saintbenoitqu3

Introduzione:

Benedetto da Pisa Iaolo, Ben per gli amici o San Benedetto per gli Aristotelici, fondatore dell' ordine benedettino ormai estinto e soprattutto ispiratore dello sviluppo monastico. È considerato come il Santo Patrono degli ordini religiosi Aristotelici e del monachesimo, ispirato dalla Tavoletta di Oane, redattore della regola di San Benedetto (madre di tutte le altre carte interne Aristoteliche) e dei 12 precetti che portano anche il suo nome destinati a civilizzare un po' la vita della città.

Inizio:

Il piccolo Ben nacque verso l'anno 480 in una famiglia di nobili romani. In preda ad una crisi esistenziale e respingendo il modo di vivere degenerato del suo ambiente, egli se interessò allo studio della logica d'Aristotele ed al misticismo di Christos. Benedetto respinse gli dei falsi dei mondi oscuri tanto egli fu illuminato dalla luce della rivelazione.

Benedetto andò nelle piazze pubbliche, le piazze del mercato, e si mise a predicare. Raccontò alle donne, agli uomini ed ai bambini presenti le virtù, la natura ed il suo insegnamento, la bellezza profonda dell'uomo. Il suo messaggio era semplice, era quello di Christos: "Se per voi la vita non ha senso, allora amate la vita più del senso della vita. Non aspettate di morire per capire che passate la vostra vita accanto alla vita. Ricordatevi: Non siamo nati soltanto per morire, siamo nati per vivere.” Diceva loro così: l'Essere Divino è onnipotente è l’essenza delle cose è nelle cose stesse, e dà loro la forma. La forma ideale è la città perché l'uomo istruito possa raggiungere la felicità.

Tavola e leggi:

Il re assegnò a Benedetto una terra a Cluny perché potesse insediarvi la sua Comunità. La Comunità prese slancio. Gli edifici furono eretti, i monaci riuniti in un luogo dove ciascuno poteva venire a trovare la saggezza. Alla base di questo primo monastero, mantenne fermamente la vita regolare: nessun monaco ebbe più la licenza, come prima, di deviare del cammino della vita santa allontanandosi a destra o a sinistra. Per la collera, i fratelli persero la testa. Cercarono il mezzo per farlo morire. Con la sua preghiera potente e con le sue benedizioni, Benedetto rivelò ogni intrigo machiavellico, e tentò di smascherare gli attacchi dell'antico nemico. Ben si pose dunque la questione delle regole morali ideali per organizzare la città ed una comunità monastica.

Seguendo il consiglio di Christos: “Se si rifiutano di accogliervi ed ascoltare le vostre parole, uscite da questa casa o da questa città scuotendo la polvere dei vostri piedi”, Benedetto lascia il monastero e ritorna ad vivere sulle alture di Monte Cassino, antico alto luogo eterodosso. L' uomo di Dio subito dopo il suo arrivo distrusse l' idolo, rovesciò l’altare. Il senza-nome si scatenò ed utilizzò gli artifici più diversi per ostacolare la costruzione del monastero… Nel momento peggiore ed in preda alla disperazione, Dio gli diede una spintarella alla sua impresa e San Benedetto fece un sogno strano: " … Al centro d' un'oasi si ergeva una stele sulla quale era fissata la Tavola d'Oane la famosa tavola che riprendeva i comandamenti di Dio. Questa Pietra che era stata incisa dalle dita del Creatore ed affidata alla prima comunità perché non dimenticasse mai che al di là dell' Amore siamo legati alla legge della Creazione. Questa pietra che tuttavia scomparve con la città era là, intatta. Nel suo viaggio onirico, vide un uomo invitarlo ad avvicinarsi, sembrava vecchio e portava la barba…. Somigliava ai vecchi ritratti di Aristotele, ma avrebbe potuto essere Christos o lo stesso Oane. L'uomo raccolse della sabbia, ma poteva essere del sale… Una donna che porta una brocca si avvicinò a lui e l'uomo versò la sabbia nella brocca. La donna si diresse allora verso la stele e versò il contenuto della brocca sulla pietra… non era una sabbia, né del sale, né nulla che conoscesse… Si sarebbe detto che un arcobaleno si riversava sulla pietra ed essa iniziò ad irradiare mille fuochi. La tavola splendeva ma senza abbagliarlo, e le parole benché scritte in una lingua che ormai l' uomo non sapeva più leggere, gli sembravano familiari. Ben s’intrattenne lungamente con la coppia, dissero che rappresentavano allo stesso tempo ciò che fu e ciò che sarà, gli spiegarono che la tavola era stata conservata, ma nascosta dalla vista degli uomini poiché non erano ancora pronti per osservarla, ma che lui, Benedetto da Pisa Iaolo, avrebbe potuto tradurre un testo che Aristotele aveva riportato dopo avere scoperto e decifrato la pietra. Gli mostrarono dove questo testo era stato nascosto e dimenticato… "

E la mattina svegliandosi, sapeva dove andare… un luogo molto vicino: una cripta mortuaria in una grotta ben nascosta alla base di Monte Cassino. Ben vi trovò, come il suo sogno gli aveva mostrato, una busta di cuoio sigillata che conteneva molti rotoli di antiche pergamene in cattivo stato. Aristotele li aveva redatti rispettando lo stile greco-alessandrino in vigore alla sua epoca e la traduzione fu lunga e laboriosa. Forte della sua conoscenza indiretta della Legge Divina donatagli dalla Tavola d'Oane Ben redasse nel suo scriptorum 12 precetti, allo scopo d'inquadrare un minimo i costumi rilassati nella città, e la famosa regola monastica, che ormai portano entrambe il suo nome.
Benedetto sviluppò il suo messaggio d' ordine e di pace, solo garante di una comunità di uomini e di donne votati alla verità e all’insegnamento alla verità.

Quest'esperienza trasformò la sua vita e gli dette l' ispirazione necessaria per continuare la sua opera. Il nuovo edificio che stava creando fu un’esplosione piuttosto che una costruzione. Uomini silenziosi apparivano nella campagna o nella foresta, scavando, dissodando, costruendo. Altri uomini silenziosi che non si vedevano nemmeno sedevano nel chiostro gelato, affaticando i loro occhi e tendendo il loro spirito, penosamente occupati a copiare e ricopiare i manoscritti che avevano salvato. Nessuno contestava o rinunciava, nessuno attirava l'attenzione su quello che faceva ma, poco a poco, il bosco paludoso diventava un eremo, una casa religiosa, un'azienda agricola, un'abbazia, un seminario, una scuola, una città. Strade, ponti la collegavano con altre abbazie e altre città che erano cresciute nello stesso modo.

La comunità benedettina fu così fondata. Il lavoro è l'asse che permette alla ragione di svilupparsi per la soddisfazione di tutti. La vite è il principale dei lavori manuali, poiché come diceva Benedetto: “è il sangue della terra, regalo del nostro Signore agli uomini. Con questo sangue, facciamo fruttificare la casa degli uomini per la gloria di Dio” Ciascuno aveva il suo posto, poteva cambiarlo. Là ricercavano la bellezza nel lavoro poiché la bellezza sensibile è un'immagine della bellezza eterna che l'anima ha da sempre già contemplato e scoprivano le proporzioni, le misure ed i ritmi armoniosi che permettono la sua manifestazione. Benedetto seguiva in ciò i principi di Aristotele, L'essenza delle cose è nelle cose-stesse, e da loro la forma. Benedetto non dimenticò affatto l'istruzione degli uomini: sacerdoti in ogni villaggio, vescovi per condurli, alcuni monaci che viaggiavano incessantemente per sostenere e fare loro condividere la saggezza. A quelli che proteggevano la comunità era riservata parte da carne perché potessero essere forti. A quelli che predicavano presso i burgundi erano attribuiti prioritariamente i frutti e le verdure perché il loro carisma si sviluppasse al massimo; il pesce per quelli che restavano all'abbazia, che lavorano sulle cause prime e sull’essere, la loro intelligenza doveva essere la più viva, come dice Aristotele: “Perché il bene ultimo risiede nel divino, senza dubbio e per identificare il bene, basta dunque mirare all'analisi dell’essenza del divino. Essendo la sostanza della onnipotente chiarezza pura e perfetta, il bene può essere soltanto perfezione della sostanza, e dunque della natura di una cosa.”

Un abate per dirigere la comunità, un consiglio sostenerlo ed assistere i monaci in piccoli gruppi, ciascuno trovando una guida sempre presente. La Borgogna divenne una grande terra di religione aristotelica.

I 12 precetti di San Benedetto:

1) Un solo Dio adorerai ed amerai perfettamente.
2) Rispetterai il Suo santo nome, rifuggirai la blasfemia ed i falsi giuramenti.
3) Osserverai il giorno del Signore, servendo Dio devotamente.
4) Onorerai tuo padre e tua madre, parimenti i tuoi superiori.
5) Eviterai omicidio e scandalo, egualmente odio e rabbia.
6) Osserverai accuratamente la purezza, nei tuoi atti.
7) Non prenderai i beni altrui, né li tratterrai ingiustamente.
8 ) Bandirai la maldicenza, ed egualmente la menzogna.
9) Veglierai per restare totalmente puro nei pensieri e desideri.
10) Non ambirai ad ottenere disonestamente i beni altrui.
11) Fede e ragione insieme ti guideranno.
12) Loderai solo Aristotele e Christos, evitando i falsi profeti.

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