arrivo di Creel

Certamente il viaggio non era stato dei più semplici.
L’estenuante itinerario lo aveva indebolito. Pane e mais non era certo cibo per passeggiate così lunghe.
Fatto sta che, dopo aver lasciato il suo pugnale nell’apposita sala, bussò al portone.

Sorella Marzia si stava recando in cappella per le preghiere della sera quando sentì bussare alla porta.
Chi bussa? - chiese ad alta voce.

Laerte restò a fissare nervosamente il portone senza rispondere.
Nella sua mente vi erano mille parole che faticava a tener ferme.
Chiuse gli occhi e respirò profondamente. Poi parlò.

Un giorno riflettevo sui possibili atti del divino.
Il mio pensiero si era elevato sino in cielo, mentre i miei sensi corporei fremevano nell’eccitazione di vederlo.
Fu allora che la visione, magari dovuta al troppo vino, mi si manifestò e chiese: cosa vuoi vedere o capire, cosa imparare mio apprendista con il tuo intelletto?
Risposi: Chi sei tu?
“Io sono il pensiero.” Mi rispose. “so cosa vuoi e sono a tua disposizione, chiedi e ti sarà dato.”
Io quindi risposi: è mio desiderio esser istruito sugli esseri, terreni e non. Il tuo sapere sarà il mio intelletto.
Quindi lui rispose: tieni in mente ciò che desideri imparare ed io ti insegnerò.

Quella presenza mutò di aspetto e restai inerte ad osservare quello spettacolo senza colori e senza fine.
Al mio risveglio l’unica cosa che ricordavo era lo stemma dell’abbazia di Fornovo, e sono quindi quivi.

Poi sorrise a se stesso.

Sono conosciuto con il nome di Laerte. Poeta errante.
Mi hanno commissionato un saggio su Aristotele e giungo a voi per apprendere, poiché poco conosco dell’Altissimo.
Spero di esser nel posto giusto.

Fissò nuovamente il portone chiuso.

Ho già consegnato nel deposito la mia arma. Rispose storcendo la bocca. Ho con me soltanto i vestiti che indosso.

Osservò il portone aprirsi lentamente per poi trovarsi faccia a faccia con la religiosa.
Ascoltò attentamente le sue parole. Attese che finisse di parlare ed annuì con il capo.
Non vi sono ombre nelle vostre parole. Rispose.

Sorella Maria Grazia sorrise al messere:

Bene Figliolo, ora, se vi è tutto chiaro, vi consegnerò le chiavi della vostra cella. Poi, una volta arrivati alla cella, vi darò indicazioni più precise sui luoghi dell'Abbazia, così potrete fare un giro e visitare l'abbazia, quando vi sarete sistemato e riposato. Spero che vi troviate a vostro agio in questo luogo santo.
Ecco, la chiave della vostra cella figliolo, - disse sorella Maria Grazia porgendogli le chiavi

Sorella Maria Grazia le indicò il corridoio e l'accompagnò alla cella preparata per lui.